AdottaMelo

Cosa si può fare con i semi che si trovano dentro la mela che mangi?

Dopo aver passato anni a buttarli nella spazzatura, ecco la svolta… perchè non piantarli?

Ma perchè dovresti volerlo fare? Ci sono varie spiegazioni per giustificare questo gesto:

  • un tentativo per riappropriarci delle tecniche di semina e coltivazione di un frutto che troviamo spesso sulle nostre tavole: la natura produce spontaneamente le mele da millenni e basta davvero poco per essere un bravo disseminatore;
  • un modo per capire meglio la risposta alla domanda “ma la mela che sto mangiando come ci è arrivata tra le mie mani?”;
  • Oltre a questi motivi, il solo gesto di piantare un albero è già di per sè una giustificazione sufficiente per i benefici che l’ambiente e le persone che contribuiscono alla crescita del melo ne possono trarre.

Per conoscere meglio la filiera della mela dobbiamo iniziare a porci una semplice domanda: i meli che ho piantato, che mele faranno? A priori, questa è una domanda dalla risposta indefinita.
Così come ogni mammifero somiglia ai suoi genitori ma non sarà identico a loro, si possono ottenere mele diverse incrociando due meli insieme! Continua a leggere

Dai diamanti non nasce niente, dal vermicompost nascono i fior

Altra novità di quest’anno riguarda la produzione di compost. Abbiamo infatti deciso (sempre per provare ad ovviare alla scarsa qualità del terreno) di allevare lombrichi. I lombrichi sono animali utilissimi per il nostro terreno: avendo sei reni capaci di assorbire anche i metalli pesanti e un intestino che digerisce i nostri scarti trasformandoli in sostanze fertilizzanti, i lombrichi danno vita al cosiddetto “vermicompost”, un ammendante naturale dalle straordinarie proprietà nutritive.

Inizialmente durante la zappatura abbiamo raggruppato un buon numero di lombrichi che si trovavano già nel terreno del nostro orticello.  Abbiamo quindi costruito una struttura apposita che potesse contenerli, ossia una “lombrichiera”, nella quale potranno cibarsi del compost, che ci autoproduciamo, e riprodursi. La struttura è stata fatta con gli stessi pannelli usati per realizzare le pareti dei filari in modo da coprire un’area di 2 metri quadrati. Abbiamo poi lasciato l’organico raccolto in dei bidoni a macerare, e dopo un meset

lombrichi

Lombrico Rosso Californiano

to l’abbiamo messo insieme ad un po’ di terra nella lombrichiera, insieme ai lombrichi raccolti. In questo modo speravamo di far digerire e quindi arricchire il compost ai vermi e lasciarli riprodurre per avere poi una maggiore efficienza.

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Primo post – colture rialzate vs colture in vasi

Quest’anno abbiamo deciso di sperimentare un po’ sul terreno dell’orto, in particolare testando vari metodi di coltura nuovi per noi, e cercando di capire quale sia il più efficace. Per chi non lo sapesse già, noi coltiviamo un terreno piuttosto povero di risorse, le analisi del suolo realizzate dal dipartimento di agraria hanno dimostrato una forte mancanza di azoto e un pH abbastanza basico.
Come primo esperimento, coltiveremo piante a terra nella parte di orto che l’anno scorso era dedicata alle leguminose, che essendo piante azotofissatrici dovrebbero aver rilasciato il tanto bramato azoto nel terreno. Per testare se veramente questo approccio ha funzionato, coltiveremo anche la parte che l’anno scorso è rimasta a riposo. In tutti e due gli appezzamenti, per ovviare alla poca profondità del terreno, rialzeremo la terra di circa mezzo metro con l’aiuto di pannelli di plastica per tenere su le pile, lasciando dei camminamenti tra i filamenti contigui.

Nella terza parte dell’orto, quella che l’anno scorso era coltivata a diversi ortaggi, faremo crescere le piante nei vasi. I tre metodi di coltura (rialzamento su terreno a maggese, coltivazione in vasi e rialzamento su terreno delle leguminose) saranno utilizzati per coltivare le stesse specie di piante in modo da poter comparare l’efficacia di questi metodi. Inoltre le piante sono le stesse degli anni scorsi e questo ci darà modo di fare dei confronti.
La coltura in vaso potrebbe sembrare piuttosto svantaggiosa rispetto alle altre due se non fosse che insieme ad essa proveremo un’ulteriore sperimentazione: autocostruirci una stufetta per pirolisi per ottenere il biochar, il carbone vegetale in grado di incidere positivamente sulla fertilità del terreno, il cui utilizzo risale all’epoca precolombiana nella “terra preta dos indos”. Questo tipo di carbone è ottenuto dalla combustione anaerobica del legno e dei vegetali, e il prodotto è un tipo di carbone molto ricco di carbonio, il principale componente delle molecole presenti nelle cellule, utile alle piante come “materiale da costruzione” per la crescita.

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La preparazione dei cumuli di terreno

Decostruiamo Expo2015…

Vi sono attualmente sfide globali che è necessario affrontare e che implicano un sovvertimento dei modelli esistenti; sicuramente quella del ripensamento del nostro stile di vita e dei consumi, e della gestione delle risorse alimentari del nostro pianeta è tra queste. Esiste un posto dove persone provenienti da tutto il mondo che si occupano di sostenibilità ambientale e di produzione critica del cibo possono incontrarsi e trovare un canale potente per la diffusione delle proprie idee a proposito di questa sfida? Forse molti staranno pensando che questo luogo corrisponde a quello di Expo2015 a Milano: ad un mese dalla sua apertura se ne sta parlando non solo per via del tema dell’esposizione, che sarà Nutrire il pianeta, energia per la vita ma anche in campo di innovazione, come promessa di lavoro per molti giovani e come volano per l’economia dell’hinterland milanese e del resto dell’Italia. [1] Continua a leggere