Decostruiamo Expo2015…

Vi sono attualmente sfide globali che è necessario affrontare e che implicano un sovvertimento dei modelli esistenti; sicuramente quella del ripensamento del nostro stile di vita e dei consumi, e della gestione delle risorse alimentari del nostro pianeta è tra queste. Esiste un posto dove persone provenienti da tutto il mondo che si occupano di sostenibilità ambientale e di produzione critica del cibo possono incontrarsi e trovare un canale potente per la diffusione delle proprie idee a proposito di questa sfida? Forse molti staranno pensando che questo luogo corrisponde a quello di Expo2015 a Milano: ad un mese dalla sua apertura se ne sta parlando non solo per via del tema dell’esposizione, che sarà Nutrire il pianeta, energia per la vita ma anche in campo di innovazione, come promessa di lavoro per molti giovani e come volano per l’economia dell’hinterland milanese e del resto dell’Italia. [1]
Se diamo uno sguardo al coloratissimo sito di Expo, alle martellanti campagne pubblicitarie piene di frutti sorridenti, viene spontaneo chiedersi perché un evento con risonanza mondiale non potrebbe in qualche modo portare cambiamenti significativi verso uno sviluppo sostenibile e una distribuzione più equa di cibo e risorse. D’altronde l’obiettivo della fiera è la realizzazione della carta di Milano, una specie di protocollo di Kyoto del cibo che esprima la proposta dell’Italia sui temi dell’Expo e che sarà consegnato in ottobre al Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-Moon per essere presentato all’Onu e firmato da più paesi possibili, come impegno concreto nella lotta alla malnutrizione e alla sostenibilità ambientale. [2] [3] [4]

Foody, la mascotte di Expo2015 [a]

Non è facile intuire subito cosa potrebbe esserci di marcio in tutto questo, ed il motivo è semplice: Expo ha fatto sua la pratica del greenwashing, ovvero è riuscita a crearsi un’immagine apparentemente sensibile alle tematiche ambientali e alimentari semplicemente facendo ricorso allo stesso linguaggio usato da chi di questi argomenti se ne è occupato per anni, nel mondo delle autoproduzioni alimentari, del biologico e della sostenibilità ambientale. Expo prende, mastica e risputa sotto forma di brand luccicanti e ripuliti, queste pratiche che per nulla si addicono a partner del calibro di Coca Cola, la quale avrà un padiglione tutto per sè per raccontare il modello di sostenibilità che millanta di promuovere; San Pellegrino, che ha vinto la distribuzione di tutta l’acqua all’interno dell’evento [5] (che quindi non sarà pubblica), Mc Donald’s [6], indifendibile catena di junk food che da anni perpetua un tipo di alimentazione lontana anni luce da uno stile vita sano e equiibrato, per non parlare delle politiche di sfruttamento dei lavoratori e dell’impatto catastrofico sull’ambiente a causa degli allevamenti intensivi. [7] A questo proposito, il polverone sollevato dopo la notizia della partnership di Cola Cola e Mc Donald’s con Expo è stato puntulmente smorzato da una dichiarazione di Oscar Farinetti, proprietario di Eataly:
Essere contrari alla presenza di McDonald’s e Coca Cola (all’Expo 2015 di Milano, ndr) è una stupidaggine enorme: il tema di Expo è nutrire il pianeta, ed è universale. Semmai dobbiamo parlare del perché nel mondo c’è ancora un 20% di malnutriti. Non so cosa faranno Coca Cola e McDonald’s, che è presente come main sponsor, la presenza non è così forte: saranno chiamati ovunque nel mondo, io sono amico dell’Ad di Coca Cola e gli rompo le scatole ogni giorno affinché tolga i coloranti dalla bevanda. Quelli di McDonald’s li ho incontrati, e abbiamo parlato di prodotto sano e pulito. Intanto danno lavoro a tante persone. [8]

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La collaborazione di Expo con la più grande catena di fast food al mondo ha destato stupore nell’opinione pubblica [b]

Se qualcuno ha storto il naso alle parole del fondatore di Eataly, a noi sembra solo una riconferma del fatto che in fondo chi partecipa ad Expo non ha tanto a cuore le sorti del pianeta quanto quelle dei propri guadagni: anche Eataly, infatti, si è guadagnata la partnership con Expo nel 2013, e per sei mesi avrà a disposizione all’interno di Expo 8000 mq, una succulenta vetrina turistica per i suoi ristoranti. [9]

Ad Eataly dobbiamo dare il merito di essere riuscita a creare attorno a sé un immaginario di bontà, qualità e genuinità tramite l’utilizzo di un marketing narrativo che le ha permesso di rendere i suoi supermercati e ristoranti boutique sfavillanti, dove il cibo diventa food, dove DOP e DOC diventano brand. Un gigantesco tempio della gastronomia in cui paghi uno sproposito e sei contento di farlo.
Slow food dal canto suo (3500 mq di padiglione dal primo maggio) [10] , è l’associazione autorevole e moderata, che si prefigge di preservare le tradizioni locali e il buon cibo. Ma se da una parte promulga la filosofia del produrre e del mangiare con lentezza, delle filiere corte e dei mercati a km zero, con la sua espansione ha finto per agire a tutti gli effetti come una multinazionale: è finanziata da governi e gruppi di interesse, ha appoggi di politici e di grandi imprese dell’alimentare.
Alla domanda sulle aspettative verso Expo 2015, Petrini, fondatore dell’associazione, risponde: Primo, arriveranno tanti turisti a Milano e in tutto l’indotto; secondo, avremo l’opportunità di fare vedere al mondo il made in Italy e quanto siamo più bravi degli altri; terzo, grazie alla presenza di tanti Stati avremo la possibilità di riempirci gli occhi e la pancia perché l’evento sia grande. [11]
È proprio grazie a partner come Eataly o Slow Food che Expo trova il consenso, mostrando quando l’interesse comune sia volto al green e al made in Italy per chi ancora è convinto che progetti come questi siano la vera alternativa al sistema di produzione alimentare attuale.

D’altra parte, la risposta alle critiche sulle quantomeno ambigue collaborazioni con le multinazionali è stata che Expo è uno spazio di confronto e di discussione tra i protagonisti dell’agroalimentare e che chiudere la porta a qualcuno vorrebbe dire compromettere le possibilità di una vera riflessione collettiva sul sistema nel suo complesso, fornendo una visione distorta della realtà. [12]
Parliamoci chiaro, quando si mira a realizzare una carta dei valori del cibo e presentarla all’ONU dichiarando di voler risolvere i problemi mondiali di distribuzione alimentare, non ci si può definire neutrali, bisogna decidere da che parte stare: definirsi “democratici” perché si dà a tutti la possibilità di parlare, dai DES milanesi (Distretti di Economia Solidale) a Mc Donald’s passando per la Coop, non ha alcun senso. Questa dichiarazione assume una luce ancora più grottesca e ipocrita quando si viene a sapere che la democrazia di cui parlano è solo architettonica: grazie al suggestivo progetto Cardo e Decumano [13], ovvero i due corridoi perpendicolari tra loro su cui si affacciano i padiglioni dei partecipanti, nessuno spazio prevale su altri, dando un falso senso di orizzontalità e democrazia: falso perchè saranno le multinazionali a potersi permettere i padiglioni più grandi, con più attrattive ed effetti speciali; i rapporti di forza all’interno di Expo rispecchieranno dunque quelli del mondo reale.
Organizzazioni come WWF, DES, Fairtrade, Caritas, Save the children e altre ancora saranno tutte disposte in un unico spazio espositivo, quello di Cascina Triulza, che con i suoi 7.900 metri quadri raccoglierà la cosidetta società civile, un altro escamotage del grande evento per acquisire legittimità sbandierando un impegno nel mostrare al mondo il contributo di queste organizzazioni nell’affrontare i grandi problemi dell’umanità [14]. Fa sorridere l’idea che la zona dedicata a più di dieci organizzazioni non raggiunga nemmeno la metratura del padiglione dedicato ai ristoranti di Eataly.

Expo2015 ha già mostrato le sue fondamenta marce, sulle quali si edifica una scintillante carta dei valori [15] della quale non possiamo non commentare questo passaggio:
Responsabilità Sociale – L’attuazione dei principi di sostenibilità nell’ambito della progettazione, della realizzazione e della gestione dell’evento mirano a ridurne al minimo l’impatto ambientale, consentendo a tutti gli stakeholders coinvolti di prendere parte ad un’esperienza realmente sostenibile, che funga da esempio per gli eventi futuri.
Ci viene da pensare alle 15 opere connesse alla costruzione della grande Esposizione, che sono state presentate nel 2006 al BIE (bureau international d’exposition) e grazie alle quali Milano è riuscita a vincere sulla città di Smirine[16].
Prendiamo le tre tangenziali piu grandi, TEM, Pedemontana e BreBeMi. La costruzione della prima ha portato all’espropriazione di 300 aziende per un totale di 500 ettari di terreno. La BreBeMi dal canto suo sara` l’autostrada piu cara d’europa, ed anche per questo le due gare d’appalto per i distributori sono andate a vuoto. Anche la sua costruzione non e` stata indolore: 200 aziende agricole hanno perso i loro terreni. [17]
Expo durerà sei mesi, ma i danni che ha causato a Milano e dintorni sono irrimediabili.
Una forte lotta cittadina sotto il grido No canal! ha animato la città in questi mesi a causa di un’altra distruttiva grande opera connessa all’Esposizione: le vie d’acqua. [18] Se il progetto originario prevedeva la creazione di canali navigabili, il cui passaggio dentro tre parchi cittadini rendeva discutibile sotto vari punti di vista la sua realizzazione, avvenuta senza interpellare la cittadinanza, ad oggi i lavori sono a rilento, anche a causa dell’esclusione di diverse società appaltatrici per collusioni mafiose. Dalle ultime dichiarazioni pare che le vie d’acqua in realtà non saranno altro che “canali di scolo”. Un’immagine molto meno romantica rispetto alla “Venezia milanese” presentata nel 2006 al BIE, ma anzi solo distruttiva e portatrice di debito, visto che i quasi 100 milioni di euro per realizzare i canali provengono dalle casse pubbliche. [19]

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Gli acquerelli del progetto iniziale delle “Vie d’acqua” [c]

Dopo queste premesse, leggere le parole responsabilità sociale sul sito Expo2015.org ci fa chiedere chi riesca ancora a credere che un evento del genere possa seriamente prefiggersi di trovare soluzioni a problematiche che esso stesso ha generato, in un sistema che sopravvive grazie a cementificazione, sfruttamento e corruzione.

Ma d’altronde questa retorica non ci è nuova: i grandi eventi, dagli eventi sportivi internazionali alle grandi opere, come Tav e Muos, nascondono un meccanismo ben oliato di speculazione da parte delle aziende a cui viene appaltata la costruzione, a scapito delle comunità che vivono quei luoghi. In nome dell’opera o dell’evento che rilancerà l’economia si cementifica e si costruisce indiscriminatamente, protetti dalla retorica dell’emergenzialità che accompagna le campagne mediatiche; fate caso a come i ritardi, la
necessità di fare in tempo, servano sempre a giustificare misure straordinarie (un esempio su tutti la nomina di un commissario straordinario).
Inoltre Expo sfrutterà il lavoro non pagato di chi crede possa essere valutato positivamente come esperienza lavorativa nel proprio curriculum, veicolando idee snaturandone l’origine e il significato.
La faccia buona e pulita di Expo2015 nasconde una piovra multitentacolare che si infiltra ovunque e che distorce il significato dei temi che dice di voler proporre: la sostenibilità ambientale e l’innovazione coprono la speculazione edilizia e la distruzione di terreni agricoli, la promessa di nuovi posti di lavoro nasconde la precarietà degli impieghi proposti e, infine, i temi cardine dell’Esposizione Universale di Milano, ossia l’alimentazione e lo sviluppo sostenibile, si contrappongono all’etica aziendale dei partner coinvolti.

Ringraziamo Off Topic Lab per gli spunti presi da Expopolis e da tutto il materiale che hanno diffuso.

Fonti:
[1]http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/02/07/expo-renzi-opportunita-per-ripartire-nel-2015-pronti-a-tutto-contro-chi-provera-a-bloccare/338195/

[2]http://magazine.expo2015.org/cs/Exponet/it/sostenibilita/expo-delle-idee-verso-la-carta-di-milano–da-qui-inizia-l-impegno-per-un-cibo-sano–sicuro-e-per-tutti

[3]http://www.protocollodimilano.it/

[4]http://www.slowfood.it/milano-come-kyoto/

[5]http://www.expo2015.org/it/san-pellegrino-partner-di-expo-milano-2015-e-padiglione-italia

[6] http://www.expo2015.org/it/news/comunicati-stampa/con-fattore-futuro-mcdonald-s-insieme-al-mipaaf-e-a-expo-2015-per-sostenere-l-agricoltura-italiana—annunciato-anche-l-accordo-di-sponsorship-tra-l-azienda-e-expo-2015

[7]http://ildocumento.it/alimentazione/supersize-me.html

[8]http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/12/mc-donalds-sponsor-expo-2015-oscar-farinetti-essere-contrari-stupidaggine-enorme/1498346/

[9]http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-07-09/accordo-eatalyexpo-8mila-esaltare-192404.shtml?uuid=AbcmlnCI

[10]http://www.expo2015.org/it/news/terra-madre-giovani-e-slow-food-a-expo-milano-2015–le-anticipazioni-del-programma-e-i-futuri-eroi-del-cibo

[11]http://www.lapresse.it/mobile/cronaca/expo-petrini-slow-food-messaggio-papa-riempira-vuoto-della-politica-1.655177

[12]http://www.expo2015contact.it/soft-drink-coca-cola-si-aggiudica-la-parnership-con-expo-2015/

[13] http://www.expo2015.org/it/esplora/sito-espositivo/cardo-e-decumano

[14]http://www.expo2015.org/it/esplora/sito-espositivo/cascina-triulza

[15]http://www.expo2015.org/it/cos-e/sostenibilita/carta-dei-valori-e-degli-impegni-di-expo-2015-s-p-a[[

[16] http://www.portale-infrastrutture.it/writable/documenti/OTI_Milano_Expo_2015.pdf

[17]http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-d6e71a48-b3e2-48d9-8508-f06fb9327982.html

[18]http://www.offtopiclab.org/nocanal-ebook-storia-della-lotta-che-ha-messo-a-nudo-expo/

[19]http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/10/14/news/le-vie-d-acqua-naufragate-tra-arresti-e-corruzione-1.184036

Link immagini:
[a] Mascotte Expo
[b]Mc Doland’s
[c]Vie d’acqua

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