Tana libera tutt*

Al rettore non piace confrontarsi con le conseguenze delle sue ignobili azioni.

L’estate scorsa le ragazze ed i ragazzi di eigenLab, attraversando abusivamente il polo Fibonacci chiuso e deserto per le vacanze estive, si accorsero di una fortissima perdita d’acqua che in breve tempo avrebbe allagato il seminterrato dell’edificio C, in cui si trovano le officine dell’INFN e numerosi laboratori. Allertati gli organi centrali (all’epoca riuscivamo ancora a stabilire dei contatti sensati) e segnalata la faccenda, ci ringraziarono ed inviarono una squadra d’intervento. Gli operai della ditta però trovarono tutti gli accessi del polo chiusi, e ricontattarono dunque l’amministrazione centrale, che infine chiamò noi affinché da dentro aprissimo i cancelli: accogliemmo gli operai e li aiutammo a individuare e risolvere il problema della perdita.
Fu piacevole la sensazione di aver contribuito alla tutela di uno spazio importante, uno spazio comune di ricerca, studio e crescita; fu un bell’episodio in cui persone molto diverse collaborarono per un bene comune, e non importava minimamente che questo gesto venisse notato (di ritorno dalle vacanze, nessuno seppe neanche dello scongiurato pericolo di allagamento).

Ad un anno di distanza, gli interlocutori rimangono gli stessi ma la dinamica è completamente stravolta. Rettore e prorettori si nascondono per mesi dietro ben miseri paraventi, disprezzano apertamente gli studenti, non tengono in considerazione alcuna le rappresentanze, evitano il dialogo, non rispondono a nessun tipo di sollecitazione.

Mentre contemporaneamente fioccano le diffide per chi organizza un cineforum o una festa, viene staccata l’acqua e l’elettricità ad un laboratorio aperto con esperienze e collaborazioni decennali dentro questo ateneo.. e continuano a sparire striscioni, cartelli e bandiere.
Al rettore che invia a ferragosto un dipendente UniPI (pagato coi nostri soldi per fare qualcosa di più utile, si spera) a rimuovere i nostri supporti per la diffusione di messaggi non autorizzati, vorremmo dire alcune cose:

  • Anche se da dietro la scrivania questo atto – protocollato o meno – sembra igienico e corretto, la cosa asburgicamente più giusta da fare, in realtà si tratta di un misero, patetico capriccio di un “re” incapace di mediare e dialogare coi “sudditi”, che invia i suoi “servi di corte” a rimuovere le offese tracciate dai “giullari del popolo”. A confronto con un anno fa, la cosa più triste è lo scadere della qualità funzionale del dialogo, nel senso di “quanto interessanti” sono le cose che si possono discutere insieme con l’amministrazione dell’università. Dal concordare modi e mezzi per convivere e fare manutenzione al “condominio” in cui si vive e lavora assieme, allo strappare di nascosto striscioni e volantini.
  • Anche un orto a cui hanno staccato l’acqua può vivere, se gli dai abbastanza amore <3

    Ci avete staccato l’elettricità, ma i server sono magicamente ancora in funzione. Ci avete staccato l’acqua, ma l’orto magicamente è ancora florido e rigoglioso, e ci stiamo rifocillando di insalate di pomodori gustosissimi. Ci avete staccato striscioni, bandiere e manifesti, ma per cinque volte magicamente sono ricomparsi, sempre di più, sempre più grandi e colorati, le bandiere sempre più in alto. Non ci ammazzate manco morti.

  • Che a Mancarella, Del Corso e Salvatore evidentemente piace giocare a nascondino, da quanto poco che si fan vedere o prendono parola, mentre appena cala il manto delle tenebre, sguinzagliano i centauri della censura. Ebbene sappiate che anche noi conosciamo il gioco del nascondino e facciamo TANA LIBERA TUTTI: è ciò che stiamo facendo da sempre, coi nostri corpi e i nostri scritti (su carta, su stoffa o su web), i nostri semi e le piante, i nostri esperimenti, le nostre aule studio.

Questi spazi sono liberi e lo sono per tutt* proprio grazie a chi li vive, li mantiene, li cura. E non certo grazie alla pochezza di chi amministra l’università come se fosse uno snodo logistico di Amazon, non certo grazie ai vostri metodi subdoli e meschini, non certo grazie al vostro silenzio, non certo grazie all’oppressione del corpo studentesco che state portando avanti con tenacia.

Se non siete capaci di esprimervi, al vostro posto parleremo noi. Presenzieremo noi, riempiendo i vuoti lasciati dai vostri fantasmi; scriveremo e parleremo dello sfacelo del mondo della formazione fatto da una governance miope, e dimostreremo, nella concretezza e nella quotidianità di ogni giorno, che NOI siamo l’unica alternativa/salvezza possibile.

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