del gruppo “Le Pendolari” di Economia. (fonte)
Break Now è uno sprazzo di vita all’incrocio tra i poli di Economia, Agraria e il nuovissimo polo Piagge (talmente aperto, che le aule vengono chiuse subito dopo la fine delle lezioni per non farci rimanere le student*).
È proprio dagli spazi autogestiti come questo, che vengono i contributi fondamentali per rendere le nostre vite di student* (per lo più precar*, fuorisede..) dotate di senso, qualcosa di ulteriore alla “alienazione” che ci offre il mercato dei saperi (pure a caro prezzo, considerando gli affitti *assurdi* di questa città).
“In che cosa si differenzia Break Now rispetto alle tradizionali aule studio?
La differenza sta proprio nella possibilità di confrontarsi in modo aperto nello studio, di socializzare in diversi modi, di scaldarsi il pranzo e mangiare insieme ai compagni, di concedersi attimi di relax sul divano. Uno degli obiettivi dei frequentanti di Break Now è non limitarsi a sfruttarla solamente per lo studio, ma anche per iniziare a trattare argomenti e portare avanti iniziative nuove ed originali, opportunità che solitamente l’università non offre.”
Cineforum, jam session, iniziative culturali.. il tutto organizzato collettivamente, dal basso e in modo autofinanziato: tutto ciò che costituisce il cuore pulsante della comunità universitaria di questa città viene attaccato e svilito, in nome del decoro e della legalità, dall’amministrazione centrale UniPI: mentre dal rettorato piovono diffide, muri si alzano dovunque alle periferie, nei dipartimenti dove direttori e docenti interrompono il dialogo che ha fruttato per anni, forse sotto la formula standardizzata e minacciosa “ogni questione con gli studenti deve passare dalla segreteria del Rettore” (che, come abbiamo potuto verificare, solitamente ignorerà qualsiasi comunicazione).
Si crea così un pericolosissimo precedente, un ecosistema di narrazioni tossiche intrecciate in cui le studentesse e studenti generano soltanto “degrado”, e in cui si ignorano il giro d’affari sugli affitti e sulla “movida”. Su questi temi l’ateneo è immensamente debole, incapace di prendere parola, come ad esempio nell’ultima campagna elettorale per le comunali, in cui studenti e università sono stati argomenti meno discussi della potatura stagionale delle siepi. Forse perché non votano e dunque non esistono?
Il silenzio assordante di UniPI conferma ancora una volta che gli unici spazi in cui è possibile un’espressione libera e creativa sono quelli autogestiti dal basso, e non a caso nell’intervista si riporta: “[…] probabilmente l’università non è interessata a intraprendere questo tipo di progetti.”
Condividiamo questa bella intervista nella speranza che arrivi alle orecchie dei nostri rettore e prorettor*.