Primo giorno – eigenOrto

Anche quest’anno sono cominciati i lavori per l’eigenOrto e con nuove tecnologie dalla nostra parte: l’impianto goccia a goccia e la rotazione dell colture.
Per realizzare il primo abbiamo acquistato tubi, tubicini, snodi e rubinetti – una spesa di circa 170 euro – per coprire una superficie di 60mq (12 filari con 10 piante ciascuno) con un sistema a pettine e abbiamo avuto cura che si potessero escludere certe parti dell’orto all’occorrenza grazie a un sistema di rubinetti, così da innaffiare solo le zone interessate. L’impianto ci permetterà di risparmiare il tempo altrimenti speso a innaffiare a mano e ridurrà la quantità di erbacce, poiché l’acqua verrà data unicamente a ortaggi e legumi.

Per gestire la rotazione delle colture, che favorisce i processi nutritivi del terreno – e quindi delle piante – abbiamo optato per il modello triennale. Questo metodo prevede che la terra disponibile venga divisa in tre parti: una a ortaggi (patate, peperoni, pomodori, zucchine, ecc), una a legumi (piselli, fave, fagioli, ecc) e una a maggese (viene lasciata incolta oppure viene coltivata con erbe da foraggio che servono da nutrimento per animali e al contempo arricchiscono il terreno, come, ad esempio, il trifoglio), coltivate ciclicamente secondo l’ordine legumi->ortaggi->maggese. Il vantaggio di questo modello è che i legumi favoriscono lo sviluppo di colonie di batteri azotofissatori simbionti che vivono nelle radici e che trasformano l’azoto molecolare in composti azotati utili alla fertilità del terreno. Questi composti verranno poi utilizzati dagli ortaggi che verranno coltivati su quel terreno al ciclo successivo.
Poiché l’appezzamento di terra di cui disponiamo non è molto ampio, abbiamo cominciato estendendo il terreno coltivabile di altri 25-30mq, sottraendolo alla gramigna rossa, un’erba infestante difficile da estirpare, poiché si spezza facilmente e può ricrescere da qualunque troncone di radice.

tmp_10001130_681444415228075_1474075391_o-1010047351Fatto questo abbiamo concimato la nuova terra con il compost autopordotto: quando abbiamo aperto le compostiere abbiamo trovato un fervido brulicare di vita: formiche, porcellini di terra (Armadillum Vulgare), vermi ben pasciuti e altri invertebrati. Il prodotto non puzzava di marcio, ma profumava di terriccio e aveva un bel colore marrone scuro, per cui l’abbiamo mischiato con la terra – animaletti compresi – senza che finisse troppo in profondità dove l’umidità avrebbe creato un ambiente adatto ai funghi. La presenza di animali nella terra è fondamentale, primi tra tutti i vermi: con le loro gallerie aerano la terra e trasformano in nutrimento per le piante gli esseri in decomposizione (non vi preoccupate, non si avvicineranno minimamente alle radici delle piante!). Non a caso esistono allevamenti di vermi per l’agricoltura – sia per produrre proprio i vermi, sia per produrre vermicompost – e anche diversi videotutorial per costruire vermicopostiere domestiche e hobbistiche. Anche le formiche fanno il loro, costruendo gallerie che garantiscono la penetrazione di sostante in profondità e il ricircolo d’aria. Tra l’altro è stato interessante notare come delle due compostiere, quella dove aveva preso sede la colonia di formiche ha reso un compost di qualità molto superiore, visto che i tunnel del formicaio hanno garantito una maggiore areazione. Da qui si capisce quanto sia importante per un terreno non solo essere ricco di sostanze nutritive, ma anche di animali che ne garantiscano il rifornimento.
Infine abbiamo mischiato lo stallatico con la terra, concludendo così la prima parte dei lavori di preparazione dell’orto.
Mentre aspettiamo che lo stallatico riposi, abbiamo iniziato la semina in serra, per le piante che ne necessitano, dopodiché verranno fatti i filari, trapiantate le piante da serra e piantate le rimanenti e sistemato l’impianto goccia a goccia.

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