Le responsabilità di chi appoggia il Golden Rice

 Il 22 marzo è uscito un articolo sul sito de Le Scienze intitolato Le responsabilità di chi si oppone al Golden Rice, scritto da David Ropeik.[1] Nell’articolo l’autore accusa diverse organizzazioni ambientaliste – tra cui Greenpeace – di essere fautrici indirette della mancata immissione del riso GM nei paesi in via di sviluppo, e dunque di doversi ritenere responsabili della morte di migliaia di persone a causa di malattie legate alla carenza di vitamina A.
Il tema ha spinto eigenLab ad approfondire la questione e ciò che è emerso è una pressoché totale infondatezza delle tesi sostenute. Da tre anni eigenLab organizza un corso di autoformazione riconosciuto dall’Università di Pisa proprio sulle criticità legate all’uso di piante GM in agricoltura e uno dei professori, Marcello Buiatti, ordinario di genetica presso l’Università di Firenze da trent’anni, ci ha rilasciato un’intervista dove smentisce punto per punto i contenuti dell’articolo.

eigenLab: “Nella prima parte dell’articolo viene spiegato che la Syngenta, multinazionale svizzera specializzata nel mercato dei semi e dei pesticidi e impegnata nella ricerca genomica e biotecnologica, abbia ritirato il Golden Rice, “tecnicamente pronto per la coltivazione”, su pressione “dell’opposizione alla tecnologia GM”.” Continua a leggere

Cyber Rights Day: intervista a Carlo Gubitosa

1)Partiamo dai fatti recenti. Il provvedimento improvviso che ha portato alla chiusura/sospensione di Megaupload e le imminenti proposte di legge americane del SOPA e PIPA hanno riport ato l’ attenzione pubblica su tematiche spesso trascurate quali copyright, pirateria e diritti digitali. La maggior parte dei siti di informazione hanno quindi espresso la loro contrarietà a provvedimenti troppo coercitivi, chiedendo dei sistemi meno invasivi per proteggere e tutelare il diritto d’ autore.

Quello che però si stenta a proporre, tesi da lei riportata in vari scritti, è che l’ idea stessa di proprietà intelettuale è un concetto obsoleto e vincolante la libera informazione, e che la cosiddetta pirateria informatica non è una minaccia per la produzione intellettuale ma anzi ne può essere promotrice. Continua a leggere