L’adunanza – verso Hackmeeting 2016

di eigenLab + C.A.C.C.A. + HackMeeting

Tutto ormai era pronto. Il tempo stringeva.
Mik si trovava, come ogni sera, seduto davanti al monitor nella sua cabina di controllo, aspettando il segnale da Ping77 e dagli altri membri della Lista per procedere al distacco della rete di diffusione in tutto il Settore Alpha.
Erano stati necessari anni di lavoro per giungere fino a quel risultato, e ora il momento era vicino.

Stein, che stava lavorando a pochi metri da Mik, non poteva capire quello che Mik stava facendo, perchè Stein era un semplice trasportatore di terza fascia, e lui di sistemi sinergici non ne capiva praticamente nulla, e mai se ne era interessato. Perchè nella Linktown del 3016 non c’era tempo per leggere, conoscere e imparare cose se non sono quelle ufficialmente assegnate per poter svolgere il proprio compito. Quando era ancora in incubazione, 70 giorni prima di venire al mondo, a Stein avevano estratto un microscopico campione di DNA, così come facevano con chiunque, e dalle analisi delle potenzialità congenite lo Specializzatore gli aveva assegnato il compito di trasportatore, un ruolo dalle poche se non nulle conoscenze richieste. E per tutti i suoi 134 anni Stein non aveva fatto altro che trasportare merci e immagazzinarle, oltre ovviamente a riprodursi con le frequenze e le modalità stabilite dal Genetics Act 75-bis. Continua a leggere

BIOHACKING! Beakers, hackers, shakers

Domani a eXploit parleremo di biohacking con i ragazzi dell’hacklab di Trento, Open Wet Lab!

L’hacking punta a trovarebiohack e fare propri i meccanismi di funzionamento delle varie tecnologie che ci circondano. Le scienze della vita sono tra queste e nel mondo c’è chi le usa in modo aperto e liberando la conoscenza e le possibilità che offrono.

A seguire ci sarà l’aperitivo molecolare, con i cocktail sfericizzati do-it-yourself!!

Vi aspettiamo venerdì 22 aprile alle 17.30 a eXploit! (largo Bruno Pontecorvo 2)

 

La registrazione dell’evento la potete trovare al link: https://www.youtube.com/watch?v=6XF5u9r8Jkk&feature=youtu.be
Ringraziamo ancora tutte le persone che sono venute a sentire il talk e naturalmente il ragazzi di OWL (Open Wet Lab) che sono venuti a raccontarci la loro esperienza da Trento!

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Perché domenica voteremo sì:un contributo di Francesco Lombardi

La data del referendum sulle concessioni petrolifere si avvicina, ma il dibattito pubblico e scientifico è ancora influenzato da argomentazioni che risultano poco utili relativamente all’impatto concreto della scelta di cui si discute. Lasciando da parte i dettagli formali del quesito referendario – ormai reperibili su qualsiasi sito web o testata giornalistica – si cerca qui di chiarire in sintesi: cosa succede votando SI o NO ?

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Illustrazione di Antonio Sortino

Votando SI, l’emendamento introdotto dalla legge di Stabilità del 2016 che consente alle compagnie estrattive di sfruttare i giacimenti “fino al termine della vita utile”, anziché fino alla naturale scadenza dei contratti, viene abrogato. Le compagnie saranno quindi tenute a rispettare i termini concordati.
E per quale ragione non dovrebbero farlo, in effetti? Per quale motivo si dovrebbe concedere una proroga a tempo indeterminato – come non accade in nessun altro Paese UE – ai titolari delle concessioni? L’Italia si è forse improvvisamente scoperta una “piccola Arabia Saudita” ed urge un provvedimento per non sprecare un’enorme ricchezza? Si rischia, in alternativa, una maggiore dipendenza energetica da Paesi come Russia e Libia?

Nulla di tutto ciò. Per evitare i tranelli insiti nel dibattito corrente è importante chiarire alcuni concetti chiave: innanzitutto, una vittoria del SI non avrebbe un impatto immediato, bensì dilazionato nell’arco di diversi anni a seconda dei casi, il ché esclude i paventati licenziamenti di massa e altri danni simili; in secondo luogo, i giacimenti di cui si discute sono molto piccoli e tipicamente esauriscono il loro picco produttivo in tempi estremamente ridotti –per la maggior parte l’hanno anzi già ampiamente superato da anni.

Un po’ di dettagli, basati su dati del Ministero dello Sviluppo Economico. Le concessioni interessate dal referendum sono in tutto una trentina; di queste:

– Nove hanno già richiesto delle proroghe ai termini previsti dal contratto (5 o 10 anni a seconda dei casi), e potranno ottenerle anche in caso di vittoria del SI; sono tutte concessioni molto datate che hanno ampiamente superato il picco di produzione già negli anni ‘90, e stanno semplicemente “raschiando il fondo del barile”, cosa che possono tranquillamente continuare a fare nei 5 o 10 anni di proroga estraendo tutto il rimanente – ovvero, in caso di abrogazione dell’emendamento non risentirebbero di alcuna perdita concreta.
– Altre diciassette andrebbero, in caso di esito referendario positivo, a scadenza del contratto, che significa dismissione nel 2017 per le più vecchie (che, come sopra, hanno ampiamente superato il picco produttivo e sono “alle briciole”) e nel 2027 per le più recenti (che avranno quindi tutto il tempo di continuare ad estrarre la quota più significativa di idrocarburi presenti).
[fonte Dario Faccini, ASPO Italia – dati MISE; url: https://aspoitalia.wordpress.com/2016/03/07/le-bufale-sul-referendum-del-17-aprile/]

In sostanza, si andrebbero a chiudere in tempi brevi le concessioni più vecchie e irrilevanti, mentre le più recenti avrebbero a disposizione ancora 10 anni, più che sufficienti a superare il picco di produzione e a lasciare inutilizzata solo una quota irrisoria degli idrocarburi presenti. Da ciò appare chiara anche l’inconsistenza del rischio di crisi geopolitiche per carenza di idrocarburi, dal momento che fino al 2027 la perdita di produzione sarà piccolissima e progressiva. Unica eccezione a questa dinamica sembra essere la concessione D.C. 1.AG, ancora piuttosto produttiva e a scadenza breve (2018); ciononostante l’impatto di una sua dismissione, preso singolarmente, sarebbe ampiamente trascurabile.

Preso atto del fatto che una chiusura progressiva e dilazionata nel tempo di giacimenti per la maggior parte in fase calante non comporterebbe alcuna calamità economica o geopolitica, non sembrano esserci ragioni per concedere un’inattesa proroga a tempo indeterminato alle compagnie estrattive, invece di far rispettare i contratti stipulati. Scelta che rappresenterebbe, di fatto, un ingiustificato incentivo giuridico alle fonti fossili, in una fase in cui l’Italia si è impegnata insieme ad altri 153 Paesi – nell’ambito della COP21 di Parigi – ad uscire in tempi brevi dalla dipendenza da idrocarburi. A questo proposito si sente ripetere da più parti che l’Italia ha già raggiunto l’obiettivo comunitario, prefissato per il 2020, di soddisfare per il 17% il proprio fabbisogno energetico con fonti rinnovabili; sebbene questo dato sia corretto, appare del tutto irrilevante alla luce dei più recenti impegni presi alla conferenza di Parigi, che impongono un risultato molto più significativo del già raggiunto 17%, ed irrealizzabile senza un’opportuna disincentivazione delle fonti convenzionali (e.g. carbon tax) che renda gli impianti rinnovabili più competitivi e attraenti per gli investitori. Votare SI al referendum significa, concretamente, negare un incentivo giuridico alle fonti fossili – incentivo del quale non hanno alcuna necessità essendo già ampiamente favorite. Per quanto il referendum non abbia alcun potere di definire una politica energetica diversa e più improntata alle fonti rinnovabili, rappresenta comunque la possibilità di dare un segnale forte circa la volontà dell’opinione pubblica di perseguire gli impegni presi a Parigi e di concentrare qualsivoglia forma di incentivazione non già sulle fonti ampiamente dominanti e favorite, bensì su quelle fonti che necessitano di uno specifico supporto politico.

Per queste semplici ragioni, al di là di qualsiasi questione d’impatto ambientale o turistico – non meno importanti, ma viziate da dati poco affidabili – votate SI al referendum del 17 Aprile.

L’autore è laureato (Laurea Magistrale) in Ingegneria Energetica; ha competenze relative a giacimenti di idrocarburi, produzione di potenza da fonti rinnovabili, e legislazione in ambito energetico e ambientale.