L’ importanza che sta acquistando oggigiorno la rete nei processi sociali e politici degli ultimi anni è indiscutibile. Già durante le rivolte d’autunno, per il referendum e infine in occasione della protesta no-TAV ci siamo potuti accorgere di quanto internet sia diventato l’unico mezzo di informazione libero e non controllato da organi con interessi politici.
In una tale situazione è inevitabile che questo mezzo venga preso di mira da tentativi di oscuramento e piani per acquisire maggior controllo da parte delle istituzioni.
È proprio in questa direzione che si è orientato il E-G8 di internet del maggio scorso, nel quale il presidente della Repubblica Francese, Nicolas Sarkozy, ha proposto normative che consentono ai governi di controllare il traffico di informazioni sulla rete, secondo il modello della legge HADOPI già in vigore in Francia. Nel suo stesso discorso si evidenziavano tutte le contraddizioni di quel E-G8, un continuo “Noi” (Stati) contro “Voi” (utenti), il cui unico obiettivo è quello di normare quell’enorme spazio di libertà che è Internet, zittendo tutte le voci dei dissidenti e lasciando spazio solo alle multinazionali e al loro commercio.Tutto il popolo della rete ha sentito lontano l’E-G8 nell’incapacità dei “grandi” di comprendere chi siano i veri creatori e sostenitori della rete. Questa lontanza è stata dettata dalle politiche che questa riunione ha fatto innescare, a partire dagli Stati Uniti, dove MPAA e RIAA (l’equivalente della nostra SIAE) hanno stretto accordi con i maggiori provider autorizzandoli a tagliare la connessione a chiunque sia scoperto in possesso di materiale coperto da copyright.
In Italia invece, a suscitare innumerevoli polemiche è stata la nuova delibera dell’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), discussa il 6 Luglio, che stabilisce le nuove norme in materia di “copyright”.
Il Garante per le Comunicazioni è ora autorizzato a segnalare le pagine web che contengono materiali (o anche solo link) che violino il diritto di autore, dopo questa segnalazione il gestore della pagina è tenuto a rimuoverne il contenuto entro 48 ore. Inoltre, in caso di contraddittorio, questo non può durare più di 5 giorni, dopo i quali Agcom è autorizzata a eliminare definitivamente la pagina in questione.
Siamo di fronte ad un mondo in continua evoluzione in cui governi e istituzioni internazionali continuano a guardare al passato, cercano di difendere il copyright senza cercare forme alternative di protezioni del diritto d’autore. Inoltre ci chiediamo come un’istituzione (che non ha alcun rapporto reale con chi naviga ogni giorno in rete) possa dettare le regole di internet a tutti gli italiani senza prendere in considerazione tutto il popolo del web, unico vero pilastro che tiene viva la Rete. Questa legge che parte dalla presunzione di colpevolezza (ma il nostro diritto non si basava sulla presunzione d’innocenza?) è del tutto liberticida nei confronti di chi davvero costruisce la rete rendendola viva e non riducendola a quell’enorme mercato virtuale che i governi vorrebbero!
Come se quanto esposto non bastasse, il provvedimento garantisce all’AGCOM, i cui commissari sono sottoposti al governo, la possibilità di procedere senza coinvolgere la magistratura il che potrebbe portare a processi sommari e all’oscuramento di siti di dubbia colpevolezza.
In altre parole questa norma potrebbe tradursi in una vera e propria censura perpetrata dal governo, affidando ad un organo che controlla direttamente il diritto di chiudere le pagine web, dove l’accusato non avrebbe alcuna garanzia e nessuna possibilità di difesa.
Di certo non sono mancate le risposte da parte di tutti: attivisti, organizzazioni e mondo del web hanno dovunque proposto iniziative per riscattare la libertà di parola; a partire dalla campagna “sitononraggiungibile”, sul cui sito è possibile firmare la petizione anti-delibera appoggiata anche da associazioni quali Agorà Digitale, Altroconsumo e Confcommercio. Queste hanno anche partecipato alla “Notte della Rete”, la diretta no-stop trasmessa in streaming su vari siti e blog, nella quale ad esprimere la loro posizione contro Agcom sono stati, tra gli altri, Margherita Hack e Dario Fo.
Esponenti autorevoli del mondo dell’informatica avevano già espresso il loro scetticismo sulle politiche di censura durante l’E-G8 francese fra cui Eric Schmidt (Google), Mark Zuckerberg (Facebook), Jimmy Wales (Wikipedia). A loro oggi si è aggiunto uno dei più importanti informatici della storia, Richard Stallman: il fondatore della Free Software Foundation ha criticato in prima persona la nuova delibera Agcom, facendo notare che l’Italia blocca già l’accesso ad alcuni siti stranieri (come thepiratebay.org) e che il governo americano, sotto pressione delle major, supporta appieno questa nuova iniziativa.
Il 28 Giugno, inoltre, il sito di Agcom è stato colpito da un attacco informatico, successivamente rivendicato dal gruppo di Anonymous, comunità online di attivisti su cui recentemente tanti media nazionali hanno posto l’ attenzione, denigrandone e denunciandone le azioni, dimenticando il ruolo fondamentale assunto durante le rivolte dei Paesi arabi – quali Tunisia, Egitto e Siria.
Se una persona qualunque oscura un sito è un reato da punire, come vediamo dalle perquisizioni e dagli arresti fatti agli hacker di Anonymus Italia, se lo fa il garante per le comunicazioni, viene considerata un’azione legittima . Ancora una volta la politica italiana opta per una reazione repressiva verso chi esprime dissenso, che sia nei confronti di una inutile e dannosa ferrovia o che sia per protestare contro la censura di Internet.
Anche eigenLab esprime quindi il suo dissenso a questo e ad ogni altro tentativo di censura che tenta di soffocare la voce sempre più pressante dei movimenti che chiedono libertà e diritti, ma che non trova spazio nelle notizie distorte e falsate dei media nazionali.