«Per mezza Toscana si spazia / un fiumicel che nasce in Falterona / e cento miglia di corso nol sazia» scriveva Dante Alighieri introducendo nella sua Commedia il fiume che ha portato tanta magnificenza alla Toscana in passato.
Ancora oggi l’Arno è qui, a tagliare Pisa in due, a dividere spontaneamente “tramontana” da “mezzogiorno”. Un simbolo, un’attrazione, una risorsa, certamente. Ma anche una sfida importante per chi come noi pretende di ricollegare le due parti della città con dei ponti… wireless!
Il nodo potenziale viene chiamato “Pisa::Must” che lascia subito intendere la nostra determinazione al raggiungimento di questo importante obiettivo. Non sappiamo quali altri nodi riuscirà a vedere, i palazzi dei lungarni sono elevati e sembrano oscurare la visuale. Per vincere questa sfida abbiamo bisogno di puntare in alto, molto in alto. Quanto in alto? Beh, forse un palo di sei metri è sufficiente! In realtà il “palo” da noi scelto è un tubo Innocenti, quelli che usano i muratori per costruire le impalcature.
Il giorno fissato è Domenica e ci ritroviamo la mattina nel nostro laboratorio per una veloce ricognizione del materiale necessario. Penso di non esagerare se dico che nei montaggi l’organizzazione è tutto, ma se non proprio “tutto” è comunque molto, molto importante. Basta scordarsi un piccolo componente, un tassello, un bullone o uno spinotto e il montaggio deve essere posticipato. Iniziamo a caricare il carrello e a gonfiare i nostri zaini, mentre c’è chi si occupa di controllare che l’antenna sia flashata e funzionante. Cavo elettrico, corrugato, cavo FTP, palo, staffe, etc. sembra ci sia tutto. Il palo viene afferrato alle estremità e portato sulle spalle, il carrello,spinto con fragore, fa strada al gruppo. Alcuni passanti si fermano e ci lanciano occhiate di stupore, incuriositi dal nostro fermento, anche se la maggior parte di loro ci ignora e segue la propria via. Giunti alla fine di Borgo Stretto ci avviamo decisi sul Ponte di Mezzo.
Qualche passo e l’Arno è già alle spalle, siamo davanti al massiccio portone di legno, pronti a scaricare il materiale e a trasferirlo sul tetto. Il palo è veramente immenso e non ha abbastanza gioco per poter girare sui pianerottoli per cui decidiamo di tirarlo su verticalmente dalla tromba delle scale. L’operazione non è particolarmente problematica, viene svolta accuratamente, e il palo raggiunge il tetto dove viene ancorato ad un cavo di sicurezza con una robusta fune.
Mentre aspettiamo che arrivi il resto degli attrezzi, alcuni di noi esplorano il muro al quale verrà fissato il palo; altri ne approfittano per fare un po’ di foto panoramiche che saranno utili per capire la visuale di futuri nodi vicini; altri ancora – i più animati – si mettono subito al lavoro: recidono il cavo elettrico tripolare e costruiscono delle prolunghe per portare la corrente sul tetto.
I cavi corrono metri e metri, da una parte all’altra del tetto, prima di giungere finalmente al nostro trapano. Per poter fissare il nostro imponente palo ed essere ragionevolmente sicuri che non crolli rovinosamente ci siamo premuniti di due staffe di acciaio da costruzione zincate che verranno fissate al muro tramite dei tasselli di acciaio da 16mm e disteranno circa 1m fra di loro, una distanza sufficiente per distribuire bene il carico. Con l’aiuto di uno scalpello rimuoviamo lo strato di intonaco fatiscente presente sui mattoni del muretto e su di questi segniamo i punti in corrispondenza dei quali ci accingiamo a forare.
Iniziamo a trapanare i vecchi mattoni utilizzando delle punte da muro relativamente piccole e aumentiamo progressivamente la grandezza, fino a che i tasselli riescono a entrare del tutto con poco sforzo nei buchi. Sembra un processo semplice, ma bisogna stare attenti a forare nei punti giusti e a non spaccare i mattoni! Una volta ultimati i buchi, li abbiamo ripuliti dalla polvere e impregnati con dell’adesivo acrilico per muratura che rafforza la struttura e riempie le microcrepe.
Velocemente inseriamo i tasselli in profondità e attacchiamo le staffe con dei bulloni.
Osserviamo con soddisfazione che avvitando i bulloni i tasselli si espandono e le staffe diventano sempre più stabili, fino a diventare dure come la roccia. Per terminare l’opera utilizziamo di nuovo l’adesivo per stuccare le staffe e ripassiamo a ricoprire il muro di intonaco dopo qualche giorno, quando il prodotto è perfettamente asciutto.
Appena finiamo di montare la cassetta ci accorgiamo che il crepuscolo avanza, ma ormai ci manca poco e decidiamo di completare comunque il montaggio. Quindi ci armiamo di una lampada e qualche torcia per non rimanere al buio completo e poter ultimare il lavoro al meglio. Attraverso il palo di ferro inseriamo una fune di acciaio che fungerà da cavo di
sicurezza nel malaugurato caso in cui i tasselli a muro dovessero cedere, e ancoriamo la fune agli altri cavi di sicurezza presenti sul tetto. Fissiamo la Picostation all’estremità del palo con del filo di rame e delle fascette di plastica, e trasportiamo il palo vicino al muretto dove verrà eretto.
Con una manovra delicata e tutte le accortezze necessarie, facciamo ruotare il palo sulla sua base e lo assicuriamo alle staffe. Guardiamo in alto e ci sembra già di vedere una nuova stella color smeraldo, ma subito torniamo alle staffe e stringiamo i bulloni all’inverosimile, ben consapevoli della mole del palo. Sembra tutto ben piantato e quindi diamo due, tre, quattro scossoni impetuosi. Il palo vibra, oscilla, si incurva, ma le staffe resistono e assorbono tutto. E quasi all’unisono, naturale, si leva alto nella sera, un grido di gioia!
Non ci resta altro che raccogliere gli attrezzi e scendere dal tetto, stanchi ma soddisfatti per questo storico montaggio.