Nuovo rettore, nuovo inizio?

Con l’insediamento della nuova amministrazione universitaria, dopo mesi in cui l’unica forma di interazione con la precedente è stata rappresentata – nei migliori dei casi – da arroganti silenzi e passività, e con l’attiva volontà di cancellare la nostra esistenza nei peggiori, con l’elezione del nuovo rettore si è deciso di tentare nuovamente di aprire un dialogo.
Per fortuna la nuova amministrazione non pare ad ora di avere una visione altrettanto miope, il che ci induce a sperare di poter guardare al futuro rapporto con un cauto ottimismo.
Dopo due proficui incontri , rispettivamente con il Prof. Tredicucci ( con il quale in passato si era già avuto un buon rapporto di collaborazione [1], ora prorettore) e la Prof.ssa Pellecchia (prorettrice per la coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio), siamo statə invitatə ad un incontro per discuterne direttamente con il rettore.
Le questioni da affrontare che si sono sedimentate negli ultimi anni sono numerose, a partire dal distacco della corrente al Casottino di eigenLab, che si avvicina ormai al quarto anniversario [2].
Nonostante questo, ed il difficile periodo affrontato da tuttə sia a livello collettivo che globale, eigenLab ha riaffermato il proprio diritto ad esistere installando un piccolo impianto fotovoltaico, raggiungendo così una robusta e sicura efficienza energetica, grazie al contributo di tutte le persone che credono nei progetti di EigenLab. 
Vista l’occasione, chiunque sia interessatə a condividere la propria opinione, è invitatə alla prossima assemblea di eigenLab, giovedì 23 alle ore 18:30.

 

In appendice, per rendere tuttə partecipi dei precendenti incontri con le cariche istituzionali, queste sono state le tematiche affrontate, e che avremmo desiderio di approffondire:
    – la storia di Eigenlab, con particolare attenzione verso il periodo del distacco della corrente e della negazione di ogni possibilità di dialogo (costruttivo e non) 
    – ridare spazi all* student*, dopo aver visto sempre di più diminuire i luoghi di studio e/o aggregazione per l’attuazione dellle condizioni necessarie per contenere  il dilagare  della pandemia
    – Diffide personali, eventuali tentativi di sgomberare il luogo (che non sono avvenuti) e processo per il crowfounding dei pannelli solari
    – Sicurezza e tolleranza
    – Comunicazione e relazioni passate con le precedenti amministrazioni
    – Eventuale possibilità e condizioni necessarie al riattacco della corrente
    – Ambiente universitario e accademico
    – Ideologia e impostazione politica del posto (apertura a tutt* [nel rispetto della libertà altrui], collaborazioni con altre realtà e/o semplicemente messa a disposizione del posto con o senza il nostro aiuto, etc.) 
    – Gestione spazi universitari da parte delle associazioni studentesche e non
    – Collaborazioni passate tra università ed Eigenlab
    – Autoproduzione e Autoformazione
    – “Utilità” del posto anche in quanto come luogo di sperimentazione e formazione fisica/matematica/chimica/informatica/agraria, etc. 
    – Riadattamento delle attività a causa della mancanza della corrente e continua evoluzione di intenti e progetti a seconda delle esperienze ed interessi delle varie persone che attraversano lo spazio

Giugno-luglio 2022 – “post” pandemia, la repressione è quello che resta.

 Dopo più di due anni completamente distopici – in cui abbiamo avuto modo di vivere e comprendere vari livelli di difficoltà e sofferenze causate dalla pandemia – anche alcun student* finalmente reagiscono a questa restituzione illusoria della nuova “normalità”.

 

È innegabile che già in tempi non sospetti, cioè di pre pandemia, si vivesse un clima non proprio accomodante nei confronti di student e di iniziative studentesche all’interno dei locali dell’università.
Gli stessi locali che non avrebbero ragione di esistere, senza student.
Come dimenticare l’interminabile “era delle diffide”, in cui il Magnifico Rettore PAOLO MARIA MANCARELLA – in piena linea con la giunta comunale leghista – ha avuto la sfacciataggine di diffidare (per interderci si è preso la briga di inviare fisicamente delle diffide in forma scritta a vari collettivi, associazioni etc) per le più svariate e pericolosissime attività proposte da student: cineforum, aperitivi e addirittura dannosissime assemblee all’interno dell’università.
diffidati

ANCHE QUEST’ANNO NE AGGIUNGIAMO DUE ALLA COLLEZIONE! (a breve gli aggiornamenti)

Il tutto accompagnato dall’apparizione di nuovi cancelli per delimitare spazi autogestiti e autonomi e dalla totale mancanza di comunicazione con le stesse realtà – riconosciute e a tratti persino in collaborazione con l’università negli anni precedenti.
Ovviamente utilizzando la classica scusa della sicurezza.

 

Sembrava però che due anni di chiusura totale – su cui è meglio non soffermarsi in termini di gestione dell’emergenza e della regolamentazione degli spazi universitari – avessero quantomeno contribuito a “distrarre” il Magnifico (che casualmente e tristemente si avvicina alla fine del suo interminabile mandato…).
Questa breve ma intensa distrazione ha permesso finalmente a student, collettivi e associazioni di rivivere e rivendicare quello che l’università pubblica dovrebbe essere: un luogo di crescita, scambio, socialità, stimoli.
Non una serie asettica di edifici frequentati per collezionare esami e subire tonnellate di nozioni.
Ed ecco che proprio in un momento di coscienza e rivalutazione delle esigenze di tutt, riemerge la solita vecchia repressione.

 

eigenLab – prefabbricato abbandonato e occupato nel 2011 all’interno del polo Fibonacci – ex hacklab che il Magnifico già prima della pandemia aveva abbondantemente preso di mira pluri-diffidando e soprattutto staccando la corrente; si è reso autonomo tramite un lungo percorso di auto formazione e l’installazione di un impianto fotovoltaico.
Tutto ciò mentre lo stesso Magnifico straparla di sensibilizzazione sulle tematiche ambientali peccando del consueto green washing (…)
Incredibilmente, quest’atto di rivalsa compiuto da* student*, è passato quasi inosservato proprio per le motivazioni sopra citate: disattenzione a causa della pandemia e imminente scadenza del mandato del Magnifico.

Ad oggi, forte della nuova identità conquistata, eigenLab osa offrire a student e alla città alternative formative e ricreative all’interno dell’università.
Si spazia da workshop di varia natura a eventi musicali, tornei di ping pong e scacchi, giornate orto e cineforum all’aperto.
Già nel mese di maggio sono riemerse le antiche, ma mai acerbe problematiche.
Nel bel mezzo di eventi organizzati ci sono state visite inaspettate: grazie all’intervento della polizia municipale e della globo, è stata restituita alla città la tranquillità perduta sedando un temibilissimo torneo di ping pong all’aperto accompagnato da un live-painting e un “aperiQUEER” – evento musicale senz’altro ricreativo – ma pensato anche per sensibilizzare student e non sugli argomenti di genere e di orientamento sessuale.
In ultimo, il 22, 23, 24 e 25 giugno, proprio in occasione di una rassegna cinematografica completamente gratuita e autogestita – svoltasi sempre nel giardino di eigenLab – si sono verificati ripetuti interventi della globo, con annesse minacce e abusi di potere.
Inoltre, ad oggi, si vedono nuovi impianti per l’installazione di telecamere con lo scopo di intimorire tutte le persone che osano frequentare lo spazio. È cosi che si ricade sempre di più nelle squallide dinamiche di controllo.

 

È questa l’università pubblica che paghiamo.
Sono questi i valori che vogliono inculcarci: sicurezza, norme e burocrazia.
Il tutto con lo scopo di rimanere chiusi o immobili perché – come la pandemia ci ha insegnato – in alcuni casi è risultato molto più comodo.
È comodo infatti aver dimezzato tutti gli spazi universitari aumentando le tasse, è comodo che molt student abbiano perso le borse di studio non avendo avuto adeguate agevolazioni per la pandemia.
È altrettanto comodo ostacolare progetti liberi e spontanei, senza fornire alcuna alternativa.

 

In questo panorama di repressione, eigenLab è uno dei pochi spazi orizzontali che resiste offrendo eventi, laboratori e attività organizzati dal basso con lo scopo di restituire l’università agli student e alla città.

IN SUPREMÆ DIGNITATIS

Logo Università di Pisa

dignità s. f. [dal lat. dignĭtas -atis, der. di dignus «degno»; nel sign. 3, il termine ricalca il gr. ἀξίωμα, che aveva entrambi i sign., di «dignità» e di «assioma»]. – 1. a. Condizione di nobiltà morale in cui l’uomo è posto dal suo grado, dalle sue intrinseche qualità, dalla sua stessa natura di uomo, e insieme il rispetto che per tale condizione gli è dovuto e ch’egli deve a sé stesso.

Certe persone non hanno una dignità. Semplicemente non ce l’hanno. Quel qualcosa che ti fa dire “Certo, sarebbe un’ottima soluzione, ma non posso farlo: non posso cadere così in basso” per loro non scatta.
Questa è la prima riflessione che sorgeva all’indomani dell’ultimo gesto dell’Università nei nostri confronti: l’Università di Pisa ha infatti chiuso nuovamente il cancello che collega il nostro spazio al resto dell’area Pontecorvo.

Scriviamo “nuovamente” perché quel cancello era già stato chiuso all’inizio dell’anno accademico in corso sfruttando il tipico spopolamento della città negli ultimi mesi estivi. All’epoca avevamo documentato l’evento con una serie di post in cui raccontavamo le nostre assurde vicende durante la “reclusione” che culminava con la nostra liberazione.

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Il Signore dei Cancelli®

Cancello giardino chiuso

Cancelli e spazi chiusi, a cura di Paolo Mancarella.


Il cancello che porta ad eigenLab è stato richiuso ma stavolta non è il solo. Con la scusa della sicurezza, già tanto amata dal rettore per privare d’autonomia gli spazi autogestiti e non, la verve maccarellica può ora esprimersi senza vergogna.
Vengono così chiusi i cancelli, cambiate le serrature e svuotata l’università con la giustificazione della nostra salute.

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Lettera di denuncia di un padre che chiede giustizia per la figlia

Raccogliamo volentieri l’invito del Collettivo Antipsichiatrico Antonino Artaud a diffondere la seguente lettera di denuncia e sottoscriviamo l’appello affinché la stessa sia il più possibile divulgata nei propri ambiti di comunicazione.

Take your pills


Racconto la mia storia e quella di mia figlia nella speranza che possiate aiutarmi a tirar fuori mia figlia da una situazione di oppressione fisica e psicologica che è costretta a subire da tre anni a questa parte a causa di malasanità e mal gestione della sua condizione da parte delle istituzioni.
Attraverso le vie legali non sono riuscito a cambiare la condizione di mia figlia. Il caso ha anche una valenza più generale, perché ritengo che possano esserci anche tante altre persone in questa situazione.

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