Orto 2017: cosa è stato fatto e perché

È stato un anno molto interessante per il progetto orto, dopo i numerosi tentativi e le molte sperimentazioni degli ultimi 3/4 anni siamo riuscit* a ottenere dei risultati interessanti e abbiamo deciso di condividerli.

Non si tratta soltanto di risultati in termini quantitativi, ma soprattutto qualitativi, perché il progetto non ha lo scopo di provvedere al sostentamento alimentare completo di una trentina di persone, vuole invece essere un luogo di dibattito, sperimentazione e divulgazione sui temi che riguardano l’ambiente, l’alimentazione e la produzione del cibo.

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In caso di necessità, rompere il vetro!

Parte I – Status quo

Da te sia l’inizio, Febo, a che io ricordi le gesta
degli eroi antichi che attraverso le bocche del Ponto
e le rupi Cianee, eseguendo i comandi di Pelia,
guidarono al vello d’oro Argo, la solida nave.

(Apollonio Rodio, Le Argonautiche, I, 1-4 trad.: G. Paduano)

“Ti è piaciuto 16 volte. È piaciuto a 80 tuoi amici 300 volte. Sono 4 ore che non mangi. Entra a L’angolo della pizza!”
Dev non avverte troppa fame, ma sa per esperienza quanto Argo sia preciso. “Sonia ha deciso che tra circa cinque minuti entrerà a L’angolo della pizza. Ti è piaciuto 16 volte. Perché non entri?”
“Quasi quasi…” pensa, rallentando il passo. “Mi farebbe piacere vederla. E poi fanno la pizza proprio buona.”
Dev è già nel locale, si guarda attorno. “Sono passati almeno otto minuti, lei dov’è?”
Nel frattempo la fila si è allungata, siamo all’ora di punta. D’altronde, con soli 45 minuti di pausa, i lavoratori e tirocinanti di Redspot non possono temporeggiare.
“Eccola che arriva” pensa tra sé e sé.
“Dev!” Sonia saluta timidamente, non sa se superare tutti, decide di restare indietro. “Sapevo che eri in fila! Perché quel post stamattina? Stai male?”
“Non mi sento in forma, ma tranquilla… ho visto il post del nuovo taglio di capelli, ho messo mi piace.”
“Grazie!” risponde lei, in fondo alla fila.
È già il suo turno, e non ha nemmeno controllato gli occhiali, era troppo distratto da Sonia. Quella ragazza gli fa uno strano effetto, ecco perché Argo gli indica spesso i suoi spostamenti.
“Che gusti posso scegliere?” Continua a leggere

Copyright: “diritto d’editore”, diritto di censura

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Il re gli chiese che idea gli fosse venuta in testa per infestare il mare. E quegli con franca spavalderia: “La stessa che a te per infestare il mondo intero; ma io sono considerato un pirata perché lo faccio con un piccolo naviglio, tu un condottiero perché lo fai con una grande flotta.” – De Civitate Dei, Agostino d’Ippona

Per meglio comprendere i rapporti di potere racchiusi nella grande “C” cerchiata che compare sulla maggior parte dei prodotti dell’intelletto, proviamo a ripercorrerne la storia fin dalle sue origini.

Mentre nell’antichità, anche a causa di una diffusa analfabetizzazione, raramente si è sentita la necessità di tutelare legalmente l’autore di un’opera, è in tempi abbastanza recenti e solo con l’avvento della stampa che si inizia a parlare di “diritti di copia” (copyrights).
Nell’Inghilterra del XVI secolo, a seguito dei nuovi mezzi di stampa “di massa” iniziarono a circolare documenti di ogni sorta in grandi quantità, talvolta riportando contenuti non graditi al monarchia dell’epoca. Costoro ebbero quindi la bella idea di fondare una corporazione privata – la London Company of Stationer – il cui compito era controllare i testi in circolazione per approvare soltato quelli autorizzati dal governo. Continua a leggere

Se le piante sono brevettabili…

Due settimane fa la Corte Suprema degli Stati Uniti si è espressa a favore dell’impresa agricola Monsanto nel caso giudiziario che vedeva la grande azienda contro il coltivatore dell’Indiana Vernon Bowman. Questi, a detta dei legali della Monsanto, avrebbe violato uno dei numerosi brevetti sulle sementi geneticamente modificate che, essendo di proprietà della multinazionale, non potrebbero essere piantante senza averne prima pagato le royalties. 
 
Secondo il contadino, invece, egli non avrebbe violato nessun brevetto, ma piantato delle sementi generiche di soia non etichettate Monsanto, destinate alla macinazione o al foraggio. Dopo averle spruzzate con il pesticida RoundUp-Ready, si sarebbe reso conto della presenza di alcuni semi OGM nel suo raccolto, caratterizzati dall’essere resistenti al glicosilato presente nel pesticida. Ritenendo a quel punto che il brevetto Monsanto non fosse più valido, avrebbe conservato i semi delle piante gm per poi ripiantarli negli anni successivi. Continua a leggere